Davoli, Santuario Santa Maria della Misericordia (CZ) - Italy
"Gesù crocifisso insegnaci che la Croce è via alla Risurrezione. Insegnaci che il venerdì santo è strada verso la Pasqua della luce; insegnaci che Dio non dimentica mai nessuno dei suoi figli e non si stanca mai di perdonarci e di abbracciarci con la sua infinita misericordia. Ma insegnaci anche a non stancarci mai di chiedere perdono e di credere nella misericordia senza limiti del Padre"
Papa Francesco
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OMELIA NELLA CELEBRAZIONE
DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
card. Giacomo Biffi - Venerdì Santo, 10 Aprile 1998
Scende la sera sul giorno del più grande dolore e del più grande amore. A
dramma concluso - dopo che si sono spente le voci dell’odio; dopo che si è
consumato lo spettacolo della viltà umana (la viltà di Pilato, di Pietro, degli
apostoli in fuga); dopo che la madre di Gesù, divenuta la madre di tutti, ha
riavuto in grembo quel suo figlio misterioso e affascinante, ormai esangue e
preda della morte; dopo che la pietra è stata rotolata sul "sepolcro nuovo, nel
quale nessuno era stato ancora deposto" (Gv 19,41) - sulla piccola altura del
Golgota resta nuda e sola la croce. Resta quasi a dire che appunto la croce è
l’approdo, il risultato, l’acquisizione permanente di quel tremendo travaglio.
Noi stasera la contempliamo e l’adoriamo: in essa riconosciamo il simbolo della
nostra salvezza, la sigla di ogni nostro autentico bene, l’indicazione della via
sicura per arrivare alla Pasqua.
* * *
Che cosa ci dice la croce?
La croce ci dice che è finita ogni inimicizia con Dio, dal momento che il Figlio suo
unigenito si è immolato per le nostre colpe ed è spirato chiedendo perdono per
noi.
Spesso gli uomini sono più ignoranti che cattivi, sono più deboli che malvagi. Ed
egli ha chiesto perdono per il male "spensierato", che quasi non ha coscienza di
sè.
Ma più spesso gli uomini scelgono a ragion veduta la strada della prevaricazione,
dell’egoismo, della ribellione alla legge divina e alla volontà del Padre. Anche per
la realtà assurda e tragica del male consapevole e intenzionale Gesù ha
sacrificato la sua vita.
Nessuna nostra iniquità è più grande del perdono di Cristo. Perfino al
condannato che muore carico di delitti, crocifisso colpevole accanto al Crocifisso
innocente, è stato detto: "oggi sarai con me in Paradiso" (Lc 23,43).
Dalla croce questa prospettiva di salvezza è offerta a tutti noi. Ciascuno di noi
stasera porti dunque sotto la croce il suo peccato e il suo pentimento, e il suo
cuore sperimenterà una grande pace.
* * *
La croce è il tesoro che racchiude ogni nostro bene. Con la croce siamo stati
segnati nel battesimo, siamo divenuti proprietà di Cristo e così siamo stati messi
al sicuro dalle insidie del demonio. Gli atti sacramentali che ci hanno fatto
crescere nella grazia; le preghiere di implorazione, di ringraziamento, di
domanda che si elevano dal singolo e dalla comunità cristiana; ogni benedizione
che è scesa su di noi per incoraggiarci nel bene: tutto nella vita cristiana è come
autenticato da questo marchio quasi a ricordarci che ogni luce, ogni forza
spirituale, ogni ragione di speranza viene di qui, da questo patibolo degli schiavi
che è divenuto la sorgente della rinnovazione del mondo.
"La via della croce " è stata scelta dal Padre come percorso del suo Figlio fatto
uomo verso il trionfo della risurrezione e del Regno.
Perciò "la via della croce", secondo lo stesso sapiente e misterioso disegno, è
l’itinerario che è stato tracciato anche a noi, che vogliamo essere discepoli di
Gesù, per arrivare alla gioia e alla vita eterna.
Viene per tutti, presto o tardi, l’ora della tribolazione e dell’angoscia: Quella, a
preferenza delle altre è l’ora in cui bisogna saper guardare alla croce. E’ l’ora in
cui bisogna dire: se su di te ha sofferto l’incolpevole Figlio di Dio, è giusto che mi
adatti a soffrire anch’io che non sono senza debiti con la divina giustizia.
Ciascuno di noi deve far sua oggi la parola di san Paolo: "Quanto a me non ci sia
altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale il
mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo" (Gal 6,14).
* * *
La croce è, come si vede, il marchio distintivo della nostra identità di cristiani, la
nostra tessera di riconoscimento, l’emblema di cui con fierezza si fregia la
"stirpe eletta, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato" (cf 1 Pt 2,9):
cioè noi che, al cospetto dell’umanità intera, siamo il popolo regale e sacerdotale;
quel popolo che è chiamato a intercedere per tutte le genti offre l’unico vero
sacrificio a vantaggio della famiglia umana, a tutti gli uomini annunzia
instancabilmente le grandi opere di Dio e il suo progetto di universale
misericordia.
Il pensiero di tanti che, anche fra noi, non conoscono ancora il mistero e la grazia
di questo segno - non conoscono cioè il grande e unico avvenimento di salvezza
che è il cuore della storia del mondo - ci preoccupa, ci rattrista e al tempo stesso
ci sprona a farci in maniera più convinta ed efficace evangelizzatori della croce
di Cristo.
Anche a nome loro - in attesa del giorno in cui potremo tutti unirci insieme -
cantiamo questa sera con voce commossa e vibrante di fede il nostro saluto
adorante: "Ecco il legno della croce, al quale fu appeso Cristo, Salvatore del
mondo".